Lo stupore reverenziale che allarga l’anima

La scalata del Monte Rinjani

Lo stupore reverenziale che allarga l’anima

4 di mattina. Mi trovo sul bordo di un cratere. Davanti a me si dispiega una salita ripida verso la vetta. È buio e il percorso sembra dirigersi direttamente nel cielo, un cielo illuminato da miliardi di stelle infinitamente splendenti. Mi sento come se stessi salendo la “stairway to heaven”. Il respiro è lento e un po’ pesante, le gambe sono stanche ma resilienti. Il vento freddo soffia ma accolgo con piacere l’aria pulita e pungente.

5 di mattina. Volgo lo sguardo a sinistra. L’orizzonte lontanissimo ha preso fuoco. Tutto si colora di un intenso giallo, arancione e rosso. Tutto prende maggiore contrasto perché l’alba colorata si incontra con il grigio e nero del terreno friabile vulcanico. Guardo verso il basso, dietro di me, e vedo una miriade di lucine in movimento, le luci da testa di tutti gli scalatori che, come me, hanno deciso di intraprendere questo percorso difficile e sono sul mio stesso viaggio. Siamo un tutt’uno. Volgo ora lo sguardo verso destra e rimango senza fiato nel vedere la vastità di fronte a me, questo immenso cratere. Mi sento così piccola e così insignificante ma anche così parte di tutto questo. Sono completamente sopraffatta da ciò che mi circonda. Come immersa dentro un dipinto, denso, vivido, ricco, dal titolo: “Al cospetto dell’infinito”.

Questo momento è per me un ricordo indelebile e carico di emotività. 

 La scalata del Monte Rinjani in Indonesia, durante il mio viaggio in solitaria, mi ha fatto imparare tanto. Questa occasione è stata carica di quello che gli anglofoni chiamano l’emozione di “awe”. In italiano “be in awe of”, si traduce in “stupore reverenziale.” Qualcosa che va ben oltre la meraviglia e la sorpresa. Ma quindi di che cosa stiamo parlando esattamente?

Nonostante la sua intensità, lo stupore reverenziale è tra le emozioni meno studiate e discusse. È più rara, un po’ speciale e di grande impatto. Quando si parla di emozioni belle e piacevoli, facciamo riferimento spesso alla felicità, la gioia, la serenità, oppure anche la meraviglia, la gratitudine.

Questa particolare emozione ha delle caratteristiche ben precise, delineate da due studiosi Keltner and Haidt nel 2003: l’elemento della vastità e il bisogno di adattamento.

Per vastità si intende qualsiasi cosa che viene percepito e sperimentato come molto più grande di sé, e spesso troppo grande perché si possa comprendere. Qualcosa che esce dal framework della nostra percezione personale. Può quindi riguardare la vastità di uno spazio, ma può essere anche legato ad un “ranking” sociale come quando ci approcciamo a qualcuno molto famoso o una persona di grande prestigio e autorità. Oppure quando percepiamo qualcosa che è più grande di noi concettualmente.

Lo stupore reverenziale poi crea anche un bisogno di adattamento, ovvero la necessità di riorganizzare e rimodellare le proprie strutture mentali, quelle che ci permettono di interpretare il mondo in un certo modo, per cercare di dar senso alle informazioni molto ricche dell’esperienza nuova che ci ha causato lo stimolo. Quando proviamo stupore reverenziale, c’è una componente di confusione in gioco che è legata alla scoperta di verità e prospettive diverse che ci forzano ad espandere le nostre strutture mentali e che non sono sempre facilmente assimilabili.

Questi stimoli nuovi possono mettere in discussione la propria concezione del mondo.

L’incontro con la vastità misteriosa fa scattare dentro di noi questa emozione.

Per ognuno è diverso e soggettivo ma tendenzialmente gli stimoli rientrano in tre categorie: fisiche, sociali e cognitive.

Possiamo provare “awe” davanti a grandi elementi naturali o vastità fisiche come un panorama che si estende lontano, le stelle nel cielo, le montagne alte e grandi, l’oceano vasto, un temporale, le luci dell’Aurora boreale. Oppure davanti a statue più grandi di noi (il David di Michelangelo), architettura impressionante (pensiamo alle Torri Gemelle), letteratura e arte in grado di raccontarci qualcosa di molto più grande e/o storico, che va ben oltre il semplice apprezzamento estetico. Leader famosi, celebrità, persone che hanno dimostrato grande coraggio o gentilezza, come Gandhi o altri, possono scatenare questa reazione emotiva. Oppure ancora la musica, la danza, gli spettacoli: certe canzoni o sinfonie possono trasportarci in una dimensione nuova ed incredibile.

La professoressa Lani Shiota dell’Arizona State University definisce questo stupore reverenziale come il prodotto di quando qualcosa destabilizza le nostre aspettative ed è difficile da descrivere e categorizzare. Questa emozione induce uno stato di mindfulness naturale, dove notiamo e percepiamo tutto in maniera molto più vivida e dettagliata. Inoltre, diventiamo in grado di assorbire molte più informazioni esperienziali in maniera aperta e imparziale.

Il professore di psicologia di UC Berkeley Dacher Keltner, racconta come lo stupore reverenziale ci rende consapevoli e coscienti di sistemi e poteri in gioco molto più grandi di noi, ci rende curiosi e più creativi, espande il nostro senso del tempo e del significato, e ci permette di mettere tutto in prospettiva, riducendo il peso dei nostri problemi quotidiani.

Ci si rende conto di essere piccoli in un vasto universo di cui si fa parte.

A questo si lega “l’overview effect”, quel senso di essere un tutt’uno, parte integrante di una cosa sola, che nasce nelle persone che osservano la terra quando sono nello spazio. Lo stupore reverenziale diminuisce il focus su di sé e aumenta il senso di connessione. E questo significa che una persona può sentirsi connessa anche quando è fisicamente da sola, ad esempio in montagna mentre osserva un panorama. Un vero antidoto alla solitudine.

In Giappone e negli Stati Uniti alcuni studiosi hanno fatto un test. Delle persone si sono sottoposte a degli scanner. Diverse cose sono state fatte per indurre in loro stupore reverenziale. I risultati degli scan mostrano che in questi momenti, il Default Mode Network si disattiva. Questo network è un insieme di aree cerebrali, tra cui la corteccia prefrontale, che attivate sono responsabili dei pensieri su di sé e sul rimuginare. Quindi invece di essere focalizzati sul proprio passato e sui propri obiettivi, grazie allo stupore reverenziale, questa parte di noi si spegne e possiamo sperimentare il momento presente con la massima attenzione ai dettagli e le sfumature.

Fa anche bene alla nostra salute. 

Disattiva l’amigdala, il nostro centro di allarme, e attiva il sistema parasimpatico, riportando equilibrio e calma dentro ogni cellula del corpo. Ossitocina, l’ormone della felicità, viene rilasciata. Non a caso i dottori giapponesi e coreani prescrivono ai loro pazienti, specialmente a chi soffre di depressione o ansia, di immergersi per un periodo nella natura.

In più, diversi studi dimostrano che questa emozione stimola generosità, gentilezza, compassione, altruismo e un senso di comunità e connessione con gli altri. Sentirsi piccoli di fronte alla vastità percepita, in realtà ci rende più forti e calmi. 

Infine, lo stupore reverenziale può cambiare la percezione di sé stessi ed alterare come ci definiamo ed identifichiamo.

Ci aiuta a ridimensionare i nostri problemi, riducendo il senso di sé e permettendoci di diventare parte di un tutto più grande. Aumenta la connessione sociale, il senso di unità con l’ambiente, aiutandoci a riprendere contatto con il significato della vita. Da una prospettiva più ristretta, si passa ad una ampia, aperta, piena e diversificata.

Scrivendo questo articolo mi sono resa conto che vado spesso alla ricerca di esperienze che mi fanno vivere questo stupore reverenziale. Addirittura, riflettendoci, organizzo e programmo i miei viaggi attorno a questo. E se penso ai momenti in cui sono stata travolta da questa emozione, spesso mi trovavo in viaggio.

Forse è per questo che amo così tanto viaggiare. 

Mi permette di rimettere tutto in prospettiva e trovare momenti dove mi sento così piccola di fronte ad un cielo stellato, così viva di fronte ad un’alba o un tramonto ricco di significato, così affascinata dalla vita quando incontro persone che mi trasportano in un’altra realtà o animali che mi fanno capire nel profondo, come tutto quello che mi circonda in questo vasto universo, lavora in un perfetto stato di equilibrio.

Sono quei momenti in barca a vela mentre guardo l’orizzonte vasto e inesplorato e sento il fruscio dolce dell’acqua che scivola lungo lo scafo. Sono quei momenti quando arrivo in cima ad una vetta a 4’000 metri e guardo il mondo dall’alto e la vastità che mi circonda a 360 gradi e mi sento piccola e immensa allo stesso tempo. Sono quei momenti in cui guardo in alto e vedo danzare luci verdi fosforescenti e luminose nel cielo. Sono quei momenti in cui sono in mezzo al nulla nella savanna e un tanzaniota si meraviglia ai miei racconti sulla neve perché lui non l’ha mai vista.

Sono questi gli istanti di stupore reverenziale, dove mi sento piccolissima, ma al contempo connessa con qualcosa molto più grande di me, un po’ confusa, un po’ travolta dai nuovi significati che la mia vita e realtà acquisiscono. Sono questi i momenti che si imprimono dentro di me, tali da cambiarmi positivamente, tanto quanto lo potrebbe fare un’esperienza traumatica.

La scalata del Monte Rinjani
5 di mattina sul Monte Rinjani

E tu?

Che cosa nella vita ti ha travolto di stupore reverenziale? Il mio invito è quello di aprirti a questa emozione. Alcuni tratti caratteriali, come essere particolarmente aperti a nuove esperienze e prestare particolare attenzione al proprio ambiente circostante permettono di sperimentare “awe” molto più facilmente e frequentemente. Ad esempio, chi medita regolarmente, coltiva queste capacità.

A seconda di ciò che ti affascina di più, scegli attivamente di incorporare un’attività ogni settimana che possa farti provare questa emozione. Ascolta musica che ti fa venire la pelle d’oca e che ti parla in maniera così intima, osserva l’ambiente che ti circonda ed i suoi dettagli. Oppure fai come hanno fatto dei medici durante il periodo Covid, che per contrastare la depressione, si prendevano qualche minuto di pausa per pensare a qualcosa di misterioso e meraviglioso allo stesso tempo. Forse per te potrebbe essere lo spazio, i dinosauri, oppure gli alieni.

Fai le cosiddette “awe walks”, ovvero le passeggiate di stupore reverenziale. In uno studio fatto, queste passeggiate riducevano significativamente il dolore nelle persone anziane coinvolte. Presta attenzione a tutto ciò che ti circonda, nota cose che non noti solitamente. La vita ti sorprenderà.

Non devi viaggiare per poter provare questa emozione. La puoi trovare anche nelle cose piccole di tutti i giorni. E se parti in viaggio, davanti ad una vista mozzafiato, un pezzo d’arte che ti parla, o una scena di vita quotidiana particolare, non pensare subito a scattare una foto. Stai lì, presente, e fatti avvolgere da questa esperienza, assapora ogni informazione nuova che arriva attraverso i tuoi sensi.

Perché è solo così che realizziamo di essere vivi, piccoli, parte di un’unica grande cosa, e circondati di così tanto significato e mistero.


Articolo pubblicato sul trimestrale EMOZIONI

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